Polveri Sottili: norme e limiti di legge
Abbiamo parlato spesso di polveri sottili, di cosa sono e di quanto sono pericolose per la nostra salute.
Ma quali sono i limiti e le norme che regolano le quantità massima di polveri sottili nell’aria per garantire la salute umana e che permettono una valutazione e la gestione della qualità dell’aria ambiente?
Sommario
- Materiale Particolato: PM10 e PM2.5
- Norme e limiti di legge
- Superamento dei limiti: la situazione Italiana
Materiale Particolato: PM10 e PM2.5
Per materiale particolato aerodisperso si intende l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide
sospese in aria ambiente.
Con la sigla PM10 si identificano le particelle di diametro inferiore o uguale ai 10 µm. Queste particelle sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera e possono, quindi, essere trasportate anche a grande distanza dal punto di emissione.
Le PM2.5, detto anche “particolato fine”, sono tutte quelle particelle sospese con diametro minore di 2,5 µm. Come considerato in questa relazione del Ministero della Salute:
Si può sostenere senza troppa approssimazione che tutto il particolato secondario all’interno del PM10 (e che ne rappresenta spesso la quota dominante) sia costituito in realtà da particelle di PM2.5.
Come vengono raccolti i dati sul particolato
In Italia i dati relativi a concentrazione di PM10 e PM2.5 sono raccolti e misurati nelle stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio nazionale: le ARPA, Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente.
Che dati fornisce questo sistema?
Questo è un sistema di monitoraggio “fisso” che fornisce i dati:
- del giorno precedente
- sotto forma di media giornaliera
- espressa in microgrammi per metro cubo (µg/mc).
Abbiamo parlato approfonditamente del tema monitoraggio in questo nostro articolo.
A prescindere dal metodo di misurazione, come vanno interpretati i dati raccolti relativi a PM10 e PM2.5? Quali sono le soglie critiche e le norme previste dalla legge a cui fare riferimento?
Norme e limiti di legge
In Italia il parametro della valutazione di PM10 è la media giornaliera: secondo il D.Lgs. 155/2010 questo limite è pari a 50 µg/mc, da non superare più di 35 volte per anno civile.
Nello stesso decreto viene anche stabilito un limite annuale fissato a 40 µg/mc come media annua.
Nell’aprile 2008 l’Unione Europea ha adottato definitivamente una nuova direttiva (2008/50/EC) che detta dei limiti di qualità dell’aria con riferimento anche alle PM2.5, che fino a quel momento non erano state prese in considerazione, nonostante siano le più pericolose per la nostra salute.
Questa direttiva è stata recepita dalla legislazione italiana con il Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n.155.
Rimane però il fatto che per quanto riguarda le PM2.5 non si stabiliscono limiti giornalieri come per le PM10, ma solo annuali.
Questo valore limite è stato stabilito a 25 µg/mc come media annua.
Ecco quindi riassunti i limiti di legge italiani (in accoglimento della Direttiva Europea) su PM10 e PM2.5:
Valore massimo per la media annuale | Valore massimo per la media giornaliera | |
PM10 | 40 µg/mc | 50 µg/mc* |
PM2.5 | 25 µg/mc | — |
Ben diverse, però, sono le soglie di riferimento per quanto riguarda gli effetti che le polveri sottili possono avere sulla salute.
Quali sono i valori limite per gli effetti sulla salute?
Mentre si parla di 25 µg/mc come limite annuale di PM2.5 per Italia ed Europa, l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, pone un valore limite di riferimento ben diverso relativamente ai possibili effetti sulla salute:
solo 10 µg/mc.
Questo dato non deve stupire perché recenti studi del Ministero della Sanità hanno rilevato che ogni aumento di 10 µg/mc di PM2.5 corrisponde ad un incremento della mortalità per tumore ai polmoni del 14%.
Per quanto riguarda le PM10, il limite annuale previsto da Italia ed Europa è di 40 µg/mc, mentre l’OMS consiglia di non superare i 20 µg/mc, oltre il quale scatta il livello d’allerta.
La discrepanza tra questi dati è rilevante: le concentrazioni di polveri sottili e particolato fine da non oltrepassare per legge in Italia sono molto superiori, addirittura doppie, a quelle raccomandate dalla principale autorità mondiale in tema di salute.
Norme Italia ed Europa | Raccomandazioni OMS | |
PM2.5 limite annuale | 25 µg/mc | 10 µg/mc |
PM2.5 limite giornaliero | — | 25 µg/mc |
PM10 limite annuale | 40 µg/mc | 20 µg/mc |
PM10 limite giornaliero | 50 µg/mc (massimo 35 giorni all’anno) | 50 µg/mc (massimo 3 giorni all’anno) |
Superamento dei limiti: la situazione Italiana
Dopo aver compreso quali sono i limiti di legge e quelli raccomandati per preservare la salute umana, andiamo ad analizzare la situazione italiana nell’anno 2020.
I dati di PM10 registrati nel 2020, relativi a complessive 534 stazioni di monitoraggio, evidenziano che il valore limite giornaliero (50 μg/m3, da non superare più di 35 volte in un anno) è stato superato in 155 stazioni (29%).
Se si fa riferimento ai limiti dell’OMS il valore limite (50 μg/m3, da non superare più di 3 volte in un anno), è stato superato nel 2020 in 405 stazioni (75,8%).
Ecco una mappa fornita dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nella quale possiamo vedere i dati nel dettaglio all’interno della nostra penisola per l’anno 2020.
Se consideriamo i valori consigliati dall’OMS, praticamente tutte le regioni italiane hanno superato i limiti consentiti, tranne la provincia autonoma di Bolzano.
Non è un quadro rassicurante, e purtroppo ha evidenziato un aumento rispetto all’anno 2019, nonostante i mesi di lockdown.
Questo non fa che confermare l’esigenza di ridurre in modo sinergico e su ampia scala le emissioni dovute ai trasporti su strada, alla combustione di biomassa e alle attività zootecniche.